Un resoconto del Convegno Nazionale 2019 nelle parole del nostro socio Erminio Fonzo.
L’VIII convegno della Siss, dedicato a Fausto Coppi e la storia del ciclismo italiano, si è tenuto il 18 e 19 ottobre presso il Museo dei campionissimi di Novi Ligure. Il convegno ha portato all’attenzione del pubblico aspetti poco studiati della storia del ciclismo, esaminandoli con approccio scientifico, anche in considerazione del fatto che, nonostante siano stati pubblicati numerosi libri sulle corse in bicicletta, frequentemente prevale un’impostazione cronachistica o celebrativa. Con il Convegno, tuttavia, la Siss ha voluto rendere omaggio a Fausto Coppi nella ricorrenza del centesimo anniversario della nascita e ha scelto di tenere l’iniziativa a Novi Ligure perché la cittadina è stata una sorta di patria adottiva del campione, nativo della vicina Tortona ma impiegato a Novi, come garzone di salumeria, negli anni giovanili.
Il Museo dei campionissimi, che propone una ricca esposizione di cimeli e fotografie sulle figure di Coppi e di Costante Girardengo e diverse sezioni sulla storia della bicicletta, si è rivelato una cornice particolarmente adatta per discutere di ciclismo. Tra il pubblico, insieme agli studiosi di storia dello sport, erano presenti gli studenti del Liceo E. Amaldi di Novi Ligure.
Il convegno è stato introdotto dalla keynote speech di Stefano Pivato, che ha voluto affrontare un tema inusuale: come la storia di Coppi e del ciclismo italiano è stata raccontata, nel corso degli anni, dai cantastorie. La relazione ha sottolineato la popolarità dello sport della bicicletta, che fino ad almeno gli anni ’50 è stata la disciplina più seguita dal pubblico, con conseguente culto degli atleti più famosi.
In seguito la discussione si è concentrata su alcuni aspetti poco noti della vicenda di Fausto Coppi, attraverso le relazioni di Pierpaolo Naccarella, Vincenzo Pennone ed Erminio Fonzo, coordinati da Nicola Sbetti. Si è discusso del ritratto di Coppi proposto dal periodico “Il Pioniere” negli anni ’50; della partecipazione al Giro delle Due Sicilie; della politicizzazione del corridore operata dal fascismo ai tempi del Giro d’Italia del 1940.
In una successiva keynote speech, Sergio Giuntini ha proposto il tema del «Coppi comunista», esaminando in che modo il ciclista è stato presentato dalla stampa vicina al Pci durante la «guerra civile fredda» che ha caratterizzato l’Italia dopo la seconda guerra mondiale. Ne è scaturita una riflessione sull’uso politico, a tratti strumentale, della figura di Coppi, anche in opposizione al cattolico Bartali.
Nella sessione seguente, i relatori Matteo Monaco, Elio Frescani e Paolo Carelli hanno analizzato il ruolo dei media e la narrazione delle corse in bicicletta, prendendo in esame i cantautori, che, da Paolo Conte a Gino Paoli, hanno dedicato canzoni ad alcuni ciclisti famosi; la rete internet, con il recente portale della Rai “Coppi100”; il cinema, con il Coppi attore, al fianco di altri campioni sportivi, nel celebre film Totò al Giro d’Italia.
In un’altra sessione (relazioni di Paolo Bruschi, Andrea Bacci, Alessandro Mastroluca, Federico Greco e Raffaele Ciccarelli) sono stati discussi temi eterogenei, ma uniti dal filo conduttore di collocare la storia del ciclismo nel più vasto panorama della storia della società italiana: gli albori dell’uso della bicicletta in Italia alla fine dell’Ottocento; la storia di corridori poco noti al grande pubblico, come Vladimiro Panizza e Giancarlo Perini; una rilettura della vicenda di Marco Pantani; le origini del ciclismo femminile, con particolare riferimento al settimanale “Il Ciclismo”; la figura di Alberto Marzaioli inserita nel contesto del ciclismo nel sud Italia.
Nel corso della prima giornata di lavori, inoltre, Paul Dietschy ha proposto una keynote speech sulla «ricezione» della figura di Coppi in Francia, mettendo in luce come il ciclista, nella difficile congiuntura diplomatica dei primi anni del dopoguerra, sia riuscito a entrare nell’immaginario collettivo del pubblico d’Oltralpe senza suscitare ostilità.
La seconda giornata è stata introdotta da Daniele Marchesini con una dettagliata relazione sulla storia della Bianchi e del suo colore, il celeste Bianchi, che ha contraddistinto per anni il mondo delle corse. L’intervento ha messo in luce l’elemento di continuità rappresentato dalla Bianchi nella storia del ciclismo italiano, anche grazie al suo colore inconfondibile: come Bianchi vuol dire in tutto il mondo bicicletta, così il colore azzurro-celeste delle sue biciclette e delle maglie della sua squadra-corse comunica da sempre al pubblico l’appartenenza dei suoi uomini, in un plotone che sempre di più è una congerie di ‘loghi’ invece difficilmente decifrabili.
L’ultima sessione (relazioni di Eleonora Belloni, Deborah Guazzoni, Alberto Molinari e Massimo Pirovano) si è soffermata su altri aspetti della storia della bicicletta: il rapporto, non sempre lineare, tra ciclismo sportivo e uso della bicicletta come mezzo di locomozione; l’esperienza amatoriale dei gruppi Audax; la figura di Giuseppe Ambrosini, uno dei più longevi cronisti delle corse in bicicletta; la lettura del mondo legato al ciclismo come “comunità”, animata da legami di solidarietà ma anche da conflitti interni.
Dalle relazioni presentate nel corso delle due giornate sono scaturite discussioni sulla diffusione del ciclismo sportivo e dell’uso della bicicletta nelle diverse regioni d’Italia, con il permanente «ritardo» del Mezzogiorno; sulla società degli anni ’40 e ’50 e il moralismo che la caratterizzava, in particolare a proposito dello scandalo provocato dalla relazione di Coppi con la «dama bianca»; sul ruolo dello sport nelle relazioni internazionali e su altre questioni. Dal convegno, soprattutto, è emersa la centralità del ciclismo – inteso sia in senso sportivo, sia utilitario – nella storia d’Italia in età contemporanea. È da auspicare, perciò, che la storiografia approfondisca ulteriormente il ruolo della bicicletta e i suoi riflessi sociali, culturali, economici e politici. Il convegno, infatti, non ha preteso di esaurire i temi affrontati dai relatori ma, piuttosto, ha voluto aprire nuove prospettive di ricerca sulla storia del ciclismo e sull’importanza della bicicletta nella società italiana.
A margine dell’iniziativa, sono stati consegnati i premi annuali della Siss, che per il 2019 sono stati attribuiti a Stefano Pivato e Paul Dietschy per la loro recente Storia dello sport italiano, edita da Il Mulino; a Matteo Monaco come ricercatore under 35; ad Angela Teja per l’impegno nella salvaguardia degli archivi sportivi.
Inoltre, è stato presentato in anteprima nazionale il documentario Negri. Sport in the USA, diretto da Francesco Gallo e dedicato alle discriminazioni razziali nello sport negli Stati Uniti.
Erminio Fonzo
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