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“E chi era questo Bartali?” Un’autorevole riflessione sulla notizia del giorno: Bartali alla maturità

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Pubblichiamo con grande piacere le riflessioni del nostro socio onorario Stefano Pivato sulla notizia del giorno, l’apertura della maturità a un tema di storia dello sport:

Devo dire che stamane la prima reazione, leggendo i titoli dei giornali on line che parlavano del tema di maturità su Bartali, è stata di soddisfazione. E anche di orgoglio visto che il «De
Gasperi del ciclismo» è stato una dei temi prediletti della mia ricerca. Poi però ci ho riflettuto meglio: insegno da oltre quaranta anni storia contemporanea e, secondo una elementare concatenazione, ho sempre chiesto ai miei studenti gli argomenti dei testi sui quali avevano studiato oppure dei quali avevo parlato. Troppo elementare? Forse, ma questa si chiama didattica.
Ebbene quanti manuali sui quali si sono preparati i maturandi di quest’anno riportano il nome e le gesta di Gino Bartali? Quanti, ancora, si soffermano sul fatto che lo stesso campione «avrebbe» (il doppio condizionale è d’obbligo) salvato l’Italia da una rivoluzione che nessuno voleva? Provate andare a guardare quei manuali di 7-800 pagine di storia dell’ultimo anno delle superiori e rimarrete delusi. L’impianto ‘crociano’ (mi si passi la
semplificazione che, in sintesi significa la restituzione di una storia etico-politica) della maggior pare dei nostri manuali è un elenco di quella che i francesi si definirebbero histoire bataille (grandi personaggi, grandi eventi, battaglie, etc.). Dunque?
Dunque messa così il titolo di stamane su Bartali fa fare una gran bella figura ai funzionari ministeriali («Visto? Mica siamo dei babbioni che si occupano solo di Cavour Mazzini o Mussolini, ma anche di quei personaggi ‘eccentrici’ che hanno fatto la storia). Sarebbe una risposta stupenda ma prima i signori del ministero raccomandino agli autori e agli editori di inserire nei loro manuali eventi di Storia sociale.
Ma quanti ragazzi fra quelli che stamane hanno dato la maturità hanno sentito parlare di Bartali?. O di Coppi? Forse qualche racconto del nonno. I più fortunati magari hanno visto lo sceneggiato di Alberto Negrin con Pierfrancesco Favino.
Ma, per favore, siamo seri. Insomma, date quel tipo di temi quando i ragazzi avranno avuto modo di studiare certi argomenti. Perché Coppi, Bartali, Carnera, Meazza, Nuvolari e altri protagonisti dello sport grandi lo sono stati davvero. E non solo per i risultati sui traguardi (come Bartali appunto). Ma perché hanno incrociato la storia d’Italia (e spesso non solo quella). E la storia dello sport, non come mera elencazione di record primati e classifiche, ma come insieme di eventi che incrocia le passioni, le emozioni e le ideologie del nostro paese (dall’età liberale al fascismo, dalla repubblica all’età dei populismi) è davvero un contenitore di insegnamenti straordinario. Però prima, Signori del Ministero, fatela scrivere
sui manuali e fatela insegnare ai docenti la storia dello sport. Non perché è meno «noiosa» della Prima o della Seconda guerra mondiale ma perché è storia anche quella. E perché sono storie che sul piano delle emozioni collettive aiutano i ragazzi a capire la realtà nella quale viviamo. E la specificità della storia dello sport consiste nel situarsi all’incrocio fra una serie di discipline che vanno dalla storia alla filosofia, dalla letteratura alla antropologia, dalla pedagogia alla presentazione di scenari veicolati da una nuova figura di «eroe», il campione, che nell’immaginario del Ventesimo secolo viene a sostituire uno dei simboli più caratteristici della cultura classica. Perchè, come ha scritto anni fa uno storico della letteratura, sono proprio le figure dei campioni sportivi che, a partire dall’inizio del Ventesimo secolo, sostituiscono il logoro mito letterario dell’eroe.
E allora, Signori del Ministero, quella storia fartela studiare altrimenti il titolo su Bartali che avete «sparato» stamattina è la carta a carbone di certi provvedimenti governativi (non solo di quelli del’attuale governo beninteso) esibito per un vanaglorioso maquillage («visto come Siamo alla page?») che è l’esatto contrario di ogni principio educativo. Insomma, Primum docere

Stefano Pivato

Bartali diventa argomento per le tracce della maturità 2019

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Bartali diventa tema di maturità!

La traccia su Gino Bartali rappresenta per gli storici dello sport, che in Italia sono ormai una realtà consolidata, un importante riconoscimento. Lo sport è un patrimonio dell’Italia contemporanea ed è nostra responsabilità studiarlo anche come contributo alla consapevolezza dei valori che lo sport esprime. L’auspicio è che questo sia un ulteriore passo per il riconoscimento della storia dello sport nei percorsi educativi ed accademici, sia nei Licei sportivi che nelle Università.

 

Vi uniamo la traccia d’esame come pubblicata sul sito del MIUR

Traccia Storia e Sport

D. Tamblè – Che prospettive per gli archivi dello sport?

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Ringraziamo il prof. Donato Tamblè per aver messo a disposizione dei soci della Siss e di tutti gli interessati il pdf del suo contributo “Che prospettive per gli archivi dello sport?”, pubblicato all’interno del volume “Sport e Grande Guerra. Il contributo del Sud”, a cura di A. Teja, D. Tamblè, L. De Luca (Logisma 2018).

Scarica il pdf

Il resoconto della giornata di studi “Storia dello sport: gli archivi, le riviste” – Roma, 30 maggio 2019

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Pubblichiamo il resoconto, a cura del nostro socio Raffaele Ciccarelli, della giornata di studi “Storia dello sport: gli archivi, le riviste. Strumenti e indirizzi di ricerca” organizzata dalla Siss e tenutasi a Roma il 30 maggio u.s.

 

“Storia dello sport: gli archivi, le riviste. Strumenti e indirizzi di ricerca”

È stata la prestigiosa Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato della Repubblica, intitolata al sen. Giovanni Spadolini, a Roma nei pressi di un Pantheon affollato di turisti nonostante il ritardo dell’estate, che si è tenuta una giornata di studi della Siss (Società Italiana di Storia dello Sport) con il tema: “Storia dello sport: gli archivi, le riviste. Strumenti e indirizzi di ricerca”.

Dopo i saluti istituzionali, tra cui quelli di Rosanna Ciuffetti, direttore della Scuola dello sport del Coni, il presidente della Siss, Francesco Bonini, ha iniziato i lavori introducendo il qualificato parterre di relatori, che hanno subito dato vita ad uno stimolante dibattito, coordinato da Eleonora Belloni. È stato Donato Tamblè, presidente del centro studi Sport’s Records, a fare una panoramica della situazione dell’archivistica sportiva in Italia sottolineandone l’importanza, archivi particolari perché non solo documentali, ma anche raccolta di cimeli, particolare sottolineato anche da Angela Teja, mentre Massimiliano Valente, docente di Storia Contemporanea, ha sottoposto all’attento pubblico una succosa aneddotica sugli Archivi Vaticani.

La prima parte della giornata si è chiusa con la consegna del prestigioso premio “Nora Santarelli” alla responsabile della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio, Maria Emanuela Marinelli, per il suo impegno decennale nel recupero degli Archivi, anche quelli dello sport.

A sottolineare il fatto che, come sempre nei convegni della Siss, si affrontano una serie di argomenti e non si è monotematici, molto stimolante soprattutto in sede di sviluppi di studi storici riguardo lo sport e la loro diffusione e divulgazione, è stata la presentazione della rivista Storia dello Sport, rivista di studi contemporanei ed. Clueb. È, questa, la nuova creatura della Siss, che va ad affiancare gli affermati Quaderni dello Sport, collana prestigiosa che raccoglie gli atti dei convegni e lavori di diversi studiosi sulla storia delle varie discipline sportive e, nel panorama editoriale in tema, la decana di tutte, Lancillotto e Nausica, di cui ha fatto un commosso ricordo sulla sua genesi Adolfo Noto, uno dei fondatori della stessa. È toccato, infine, a Nicola Sbetti, coadiuvato da Sergio Giuntini e da Enrico Landoni, illustrare questo nuovo medium informativo, di cui è già disponibile online il primo numero (https://storia-sport.it/index.php/sp), sottolineando l’importanza che si spera assuma come mezzo di diffusione della storia dello sport, contestualizzata in quella che è la storia sociale e politica del Paese, nel veicolare alle nuove generazioni il messaggio, sempre più vivo e attuale, dello sport diffusore di valori moderni attraverso il recupero di quelli antichi.

Raffaele Ciccarelli

Gremita première per il documentario di Francesco Gallo su Gigi Marulla, mito del Cosenza Calcio

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Martedì 21 maggio più di 700 persone hanno affollato il Cinema Citrigno di Cosenza per l’anteprima nazionale del documentario Gigi, dedicato all’indimenticata bandiera del Cosenza Calcio Gigi Marulla, scomparso prematuramente quattro anni fa.
La locandina con il patrocinio SISS
L’opera del regista Francesco Gallo, membro della Siss, è prodotta dalla Rooster, casa di produzione di sua proprietà. Per 52 minuti, ex compagni di squadra, amici, famigliari e tifosi raccontano Gigi Marulla non solo dal punto di vista sportivo, ma anche umano. Un ritratto sincero e appassionato sul calciatore più importante della storia dei Lupi.
Scritto in collaborazione con Jvan Sica (Maradonapoli#BuffaRacconta), Gigi ha avuto il patrocinio anche da parte della Siss che ha voluto appoggiare il lavoro di Gallo che da tempo si occupa di raccontare pagine di storia dello sport attraverso le immagini.
Il video della serata con l’intervista a Francesco Gallo è disponibile sul sito https://lacnews24.it/sport/cosenza-un-documentario-racconta-il-mito-di-gigi-marulla_87633/

In ricordo di Roberto L. Quercetani

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Riceviamo e con piacere pubblichiamo il bellissimo ricordo di Roberto L. Quercetani, storico dell’atletica leggera e socio onorario della Siss scomparso il 13 maggio scorso, scritto dal nostro socio Gustavo Pallicca.

RICORDO DI ROBERTO L. QUERCETANI

Quando un destino inesorabile ti fa perdere un amico carissimo, un maestro, lo strazio per la perdita ti appare al momento difficilmente superabile anche se la ineluttabile certezza del tempo che passa per tutti dovrebbe lenire il dolore; ma se a questo dolore si unisce la consapevolezza che la persona che se ne è andata era di una competenza culturale e di una conoscenza fuori del comune del mondo che descriveva, allora al dolore si unisce anche lo sconforto per il vuoto che tutto d’un tratto ti si spalanca davanti.

Sono queste le sensazioni che hanno colpito il mio animo quando la moglie Maria Luisa mi ha comunicato, alle prime ore del pomeriggio del 13 maggio, la scomparsa del marito Roberto L. Quercetani.

Con questo animo mi accingo a tracciare il profilo di uno straordinario personaggio che per anni ha raccontato al mondo intero la storia di uno sport del quale è diventato la autorità indiscussa e riconosciuta da generazioni di appassionati, di studiosi e da quanti avevano timore reverenziale di fronte ai tempi, alle misure, alle date di cui l’atletica si nutre e sulle quali fin dai tempi dei primi dell’800 ha costruito la sua leggenda.

Roberto L. Quercetani (la “elle” sta per Luigi, il nome di un suo caro cugino mancato poco prima della sua nascita) era nato a Firenze, Borgo San Jacopo, il 3 maggio del 1922.

Non praticò mai sport ma a dieci anni, il 4 agosto del 1932, mentre passeggiava con il padre in piazza Vittorio Emanuele a Firenze (ora piazza della Repubblica) fu folgorato da una notizia apparsa su un pannello luminoso collocato sulla facciata di un palazzo: l’italiano Luigi Beccali a Los Angeles aveva vinto la medaglia d’oro dei 1500 metri ai Giochi Olimpici.

La folgorazione si tramutò in passione quando l’anno dopo, il 24 settembre del 1933, durante l’intervallo della partita Fiorentina-Roma che si svolgeva allo Stadio Giovanni Berta (oggi Artemio Franchi) il giovane Roberto vide lo stesso Beccali stabilire con il tempo di 1:50 e 3/5 il primato italiano degli 800 metri.

La passione fu alimentata dall’abbonamento semestrale regalatogli dal padre (nonostante il parere contrario della mamma) alla rivista “der Leichtathlet” che gli spalancò gli occhi sul fantastico mondo dell’atletica mondiale.

Terminati gli studi magistrali, nel 1940 non riuscì a ottenere l’ammissione alla facoltà di lingue del Magistero in quanto si presentò all’esame in camicia bianca e non in quella nera auspicata dalla commissione. Lo “schiavo della libertà”, come lui amava definirsi, fu rimandato all’anno successivo quando la camicia nera non fu più necessaria.

Si impiegò allora in un istituto bancario fiorentino (la Banca Commerciale) continuando a coltivare la passione per lo studio delle lingue. Ma Roberto era uno spirito libero e le mura della banca gli andarono subito strette e quindi nel 1944, con la guerra che volgeva al termine lavorò come interprete prima con gli inglesi e poi con gli americani della 5a armata del Gen. Clark, forte della conoscenza delle lingue inglese, tedesco, francese e spagnolo.

L’anno prima era apparso, ad opera di un suo corrispondente finlandese che aveva tradotto in testo i dati che si erano scambiati sui discoboli italiani Consolini e Tosi, un articolo sulla rivista Ylesurheilu.

Nel 1948 la sua fama di storico e statistico dell’atletica leggera varcò l’oceano e grazie anche alla amicizia stretta con lo statunitense Don Potts, insegnante di matematica presso la Università di Pasadena, iniziò la collaborazione, come editore europeo, con la rivista Track and Field News dei fratelli Cordner e Bert Nelson, divenendo presto co-autore dei World Ranking.

In Italia iniziò a collaborare con il Corriere dello Sport, che lasciò nel 1950 per rispondere all’invito che gli fece Gianni Brera che lo volle alla Gazzetta dello Sport lasciandolo libero di collaborare con la tedesca der Leichtathlet e con il giornale svedese Idrottsbladet, da anni uno dei suoi favoriti grazie all’amicizia con Arnold Larsson.

Brera lo inviò quale corrispondente ai Campionati Europei di Bruxelles, giunti alla quarta edizione. Fu nella capitale belga che il 26 agosto del 1950, nel Cafè de la Madeleine, in rue de la Montagne, nacque l’A.T.F.S. (Association Track e Field Statisticians) ad opera di dieci europei e uno statunitense (Don Potts). Fra gli europei, oltre Quercetani, lo svizzero Fulvio Regli, il tedesco Erich Kamper, il bresciano Bruno Bonomelli e ancora Andrè Greuze, Norris Mc Wirther, André Senay, Bjorn-Joan Weckman, Ekkehard Megede e Wolfang Wünsche.

Roberto Quercetani fu eletto presidente, carica che ricoprì fino al 1968. Presidente onorario Harold Abrahams, l’oro dei 100 di Parigi 1924. Non era mai stato fatto niente dai tempi del pioniere svizzero Maurice Loesche, dipendente della Lega delle Nazioni che aveva accesso ai giornali di tutto il mondo, che era morto giovanissimo all’età di 24 anni.

Nel 1951 uscì a Lugano presso la Tipografia La Commerciale ,un piccolo volume di centoventotto pagine: sono le prime liste mondiali, al quale seguirà “The 1951 A.T.F.S. International Athletic Annual” a firma di Quercetani e Regli.

Gianni Brera, da quell’estroso personaggio che era, inventò per gli articoli di Roberto nomi di fantasia (Augusto Ponticelli, Roberto Laureli, Riccardo Lessi), oppure firmava gli articoli con le iniziali RQ. Elio Trifari ci dice oggi che il primo articolo di Roberto L. Quercetani su La Gazzetta dello Sport vide la luce il 21 agosto 1951.

Brera ebbe una vera venerazione per il lavoro di Roberto arrivando a dire che senza la presenza propiziatoria di Quercetani il braciere olimpico dove ardeva il fuoco di Olimpia non si sarebbe acceso.

Dopo questi inizi a livello mondiale con lavori per lo più di carattere statistico, Quercetani modificò progressivamente il suo modo di raccontare l’atletica abbinando alle aride cifre una prosa coinvolgente frutto della sua cultura umanistica.

Nel 1964, anno in cui portò all’altare nella Chiesa dei Cappuccini di Fiesole Maria Luisa, destinata a diventare la sua preziosa collaboratrice al punto di meritare molte delle dediche dei volumi prodotti, vedeva la luce il suo primo capolavoro “A world history of Track and Field Athletics 1864-1964” pubblicato dalla Oxford University Press con la prefazione di Harold Abrahams. A questa prima edizione fece seguito nel 1965 quella in lingua finlandese e nel 1968 quella italiana a cura della Longanesi. Il libro fu poi tradotto in molte altre lingue fra le quali il giapponese.

L’opera verrà negli anni successivi aggiornata periodicamente.

Ormai la sua fama di storico e giornalista aveva raggiunto l’apice al punto che recatosi con la moglie a Turku, patria di Paavo Nurmi, il suo arrivo nella cittadina finlandese fu pubblicato in prima pagina sul giornale locale Suomèn Vrhelulethi.

I suoi pronostici avevano il potere di avverarsi. Alla vigilia dei Campionati Europei disputati a Berna nel 1954 il foglio sportivo “Idrottsblade” pubblicò una bella vignetta nella quale Quercetani veniva presentato addirittura come Nostradamus per la infallibilità proprio dei suoi pronostici.

La prima olimpiade alla quale presenziò non poteva essere che quella del 1952 nella città di Helsinki, capitale di quella nazione che lo aveva eletto ad autorità indiscussa.

Ma Roberto si considerava ancora nella fase di avvio della carriera di giornalista “free-lance” che riceveva dai giornali (Track and Field e Gazzetta) solo un compenso per il lavoro senza alcun rimborso spese. Lo stesso fu anche per i successivi giochi in terra australiana che raccontò insieme a Vanni Loriga in un gustoso libretto.

Ogni partecipazione era seguita da racconti che svisceravano la storia della atletica e ne rivelavano aspetti sconosciuti, come accadde a Montreal per i Giochi del 1976.

Mentre si trovava nella capitale canadese gli venne in mente di recarsi presso la biblioteca municipale per scoprire cosa avevano scritto i quotidiani del 1909 a proposito della gara in cui Emilio Lunghi, che gareggiava per i colori dell’Irish-American Athletic Club, aveva conquistato con 1:52.4/5 il primato mondiale delle 880 yards (mezzo miglio), quello che lui considerava il primo “mondiale” ottenuto da un italiano se si eccettuava il 2:31.0 ottenuto dallo stesso Lunghi a Roma nel 1908 sulla distanza non olimpica del chilometro.

Consultò quindi i due quotidiani di Montreal, “La Presse” e “The Montreal Daily Star” e trovò dettagliati riscontri in quella che i giornali intitolarono “La danse des records” dal momento che oltre al mondiale di Lunghi furono battuti ben tre primati canadesi.

Nel frattempo la sua produzione libraria, statistiche a parte, si faceva sempre più importante.

La sua presenza ai Giochi Olimpici iniziata nel 1952 si protrasse fino al 1996 con l’edizione organizzata dagli statunitensi ad Atlanta. Pure presente a tutte le edizioni dei Campionati Europei ed ai Mondiali.

Occorrerebbe molto spazio per elencare tutti i libri e i contributi realizzati in carriera da Roberto Quercetani. Libri che spaziano dalle più disparate specialità dell’atletica. Dal giro di pista, alle gare di mezzofondo. Da quelle ad ostacoli ai concorsi.

Come pure occorrerebbe spazio per elencare tutti i riconoscimenti che gli sono stati assegnati dai massimi organismi mondiali per quanto fatto in carriera.

Cito volentieri uno degli ultimi, scritto in lingua inglese perché destinata agli appassionati tutto il mondo e non ai soli appassionati nostrali perché, primo italiano, mi vede co-autore della storia dello sprint dalle origini ai giorni nostri: “A world history of sprint racing 1850-2005 – The stellar events”. Vedere il mio nome affiancato a quello di Roberto sulla copertina di un libro è stato per me veramente un motivo di orgoglio.

Con gesto di grande generosità e lungimiranza lo scorso anno Quercetani, in vista del suo, e della moglie, ritiro in casa di risposo ha deciso di donare tutto il suo patrimonio librario raccolto in tanti anni di attività alla società Assi Giglio Rosso di Firenze affinché venga custodito nella sala di lettura intitolata al compianto Aldo Capanni a disposizione di quanti vorranno ricorrere alla sua consultazione.

Il 13 maggio, a soli dieci giorni dal compimento del suo 97° compleanno, Roberto L. Quercetani ci ha lasciati e ora riposa a Ponte Ema in un piccolo cimitero alle porte di Firenze, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo culturale e sportivo.

Di lui rimarrà indelebile il ricordo del gentiluomo, l’uomo sempre gentile e pronto a collaborare con tutti coloro che gli si rivolgevano con una generosità sorprendente per una autorità quale era.

Gustavo Pallicca

 

Giornata di studi “Storia dello sport: gli archivi, le riviste. Strumenti e indirizzi di ricerca” – Roma, 30 maggio 2019

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Con piacere comunichiamo che è adesso disponibile il programma definitivo della giornata di studi “Storia dello sport: gli archivi, le riviste. Strumenti e indirizzi di ricerca” organizzata dalla Siss, che si terrà a Roma, presso la Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato della Repubblica, il 30 maggio p.v.

Ricordiamo che nell’occasione si svolgerà anche l’Assemblea ordinaria e straordinaria della Società Italiana di Storia dello Sport.

Vi aspettiamo numerosi!

Scarica qui la locandina

Convocazione Assemblea ordinaria e Assemblea straordinaria – 30 maggio 2019

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Si comunica che sono convocate per il giorno 30 maggio 2019 a Roma, presso la Sala degli Atti Parlamentari – Biblioteca del Senato della Repubblica, a partire dalle ore 13.30, l’Assemblea ordinaria e l’Assemblea straordinaria della Società Italiana di Storia dello Sport, per discutere gli ordini del giorno come da allegati.

Si ricorda che potranno prendere parte all’assemblea con diritto di voto tutti i soci in regola con il pagamento della quota sociale 2019 al 15 maggio 2019, coloro che adempieranno a tale pagamento il giorno dell’assemblea nonché i soci onorari. Sono ammesse deleghe, solo scritte, per ogni socio presente all’assemblea. 

L’Assemblea sarà preceduta da una giornata di studi sul tema “Storia dello sport: gli archivi, le riviste”, di cui si possono trovare informazioni più dettagliate nella sezione Eventi.

Convocazione Assemblea ordinaria

Convocazione Assemblea straordinaria

Proposta di Statuto

“Sport e Grande Guerra. Il contributo del Sud”: la presentazione a Roma

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Mercoledi 16 aprile 2019, nella splendida Caserma Pio IX di Roma, è stato presentato il volume “Sport e Grande Guerra. Il contributo del Sud. Atti del Seminario internazionale. Caserta 5-6 ottobre 2017”, a cura di Angela Teja, Donato Tamblè e Luciano De Luca. A introdurre i lavori è stato il generale di brigata Fulvio Poli, vice capo del V Reparto Affari Generali dell’Esercito, il quale, dopo i saluti iniziali e l’aver ricordato come le caserme siano al servizio della cittadinanza ed aprano volentieri le loro porte a occasioni come queste, ha sottolineato che durante la Grande Guerra lo sport è stato un valido strumento di identità nazionale, al pari del senso comunitario che aveva dato la vita in trincea. La parola è quindi passata al prof. Virgilio Ilari presidente della Società Italiana di Storia Militare, il quale ha messo in evidenza che il significato del seminario internazionale di Caserta è quello di aver mostrato che gli studi di storia dello sport possono agevolmente interfacciarsi con quelli di storia militare. In particolare ha citato, ad esemplificazione dei saggi degli storici militari presenti nel volume, quello di Gregory Alegi, che traccia le fasi della nascita dell’aviazione militare italiana all’interno dell’Esercito con evidenti componenti cavalleresche, molto collegate agli atteggiamenti sportivi. Il prof. Francesco Bonini, presidente della Siss e rettore della Lumsa, nel suo intervento ha rilevato che il volume si occupa delle problematiche del Sud nell’ampia prospettiva del processo di unificazione dell’Italia, affermando la necessità che la storia dello sport si dedichi ai grandi periodi della storia patria. Si è inoltre soffermato sul movimento dei Sokol, un argomento di grande interesse dal punto di vista storico che merita un approfondimento, movimento che si è diffuso nell’Italia del nord-est nel periodo considerato e di cui si è parlato al seminario di Caserta, grazie all’intervento di un rappresentante dell’Ambasciata ceca. È stata quindi sottolineata la necessità di fare rete tra le istituzioni, di costituire ampie comunità di storici a più voci per ottenere risultati crescenti anche nel settore dello sport, come testimonia il lavoro fatto a Caserta. La storia dello sport è difatti una materia trasversale a più discipline, e proprio dal suo insegnamento nelle scuole e nelle università si potrebbero trarre veri e propri “frutti civili”, risultati cioè utili per la formazione dei futuri cittadini. 2 Nella seconda parte della mattinata la parola è passata ai curatori. Per primo ha parlato il prof. Donato Tamblé, presidente del Centro studi Sports’records e condirettore del dipartimento SISS sui beni culturali sportivi, che ha messo in risalto l’importanza di portare avanti l’individuazione e lo studio delle fonti documentarie per la storia dello sport nell’Italia meridionale, evidenziando anche la necessità della tutela degli archivi, soprattutto quelli privati, che, se trascurati, rischiano la dispersione e il degrado. Occorre invece salvaguardare dall’incuria il materiale documentario senza il quale nessuna storia può essere scritta validamente.

 

Tale necessità è ancor più sentita al Sud, dove l’arretratezza economica e culturale, certamente evidente nel periodo della Grande Guerra, per certi versi lo è ancora. Pregio del seminario di Caserta e ora di questo libro è proprio quello di indirizzare in maniera più compiuta l’attenzione degli storici e degli addetti ai lavori sulla necessità di conservare, riordinare e valorizzare il materiale archivistico, che va messo a disposizione soprattutto per la formazione dei nuovi ricercatori. Nel suo intervento il prof. Luciano De Luca, ha voluto anzitutto ricordare l’impegno della famiglia Abbondati nella diffusione della disciplina della ginnastica, citando in particolare Lucia Fellicò Abbondati moglie di Ferdinando. Inoltre, ha ricordato alcuni eroi della Campania che si sono distinti nella Prima Guerra mondiale, tra questi: Oreste Salomone di Capua, primo pilota aviatore a ricevere la Medaglia d’Oro al Valor Militare, e il napoletano Armando Diaz che, prima di essere stato un generale, era stato anche un grande atleta ginnasta. E’ stato quindi invitato a parlare il generale Giorgio Seccia, autore di uno dei contributi del volume, il quale, vista la numerosa presenza tra il pubblico di studenti del liceo sportivo S. Maria, si è intrattenuto su di un tema certamente a loro caro, il calcio, trattando la nascita della prima squadra di questo sport al Sud d’Italia, l’Anglo Palermitan and Foot-Ball club (1900), e di come il mare abbia favorito l’avvento di questa specialità, portando nei porti i vascelli di mercanti e in genere di imprenditori inglesi, i primi appassionati di calcio nella sua storia. A concludere i lavori è stata la prof.ssa Angela Teja, che ha illustrato le immagini proiettate a commento silenzioso della giornata, che erano quelle dei Giochi di Joinville – meglio conosciuti come le Olimpiadi militari del 1919 – auspicando la celebrazione del loro centenario. A questo proposito ha chiesto la collaborazione del gen. Poli e del Gruppo sportivo Esercito per un evento rievocativo in autunno, 3 quando cadrà anche l’anniversario dell’inaugurazione dello stadio Silvano Abba della Cecchignola (1959). Ha quindi ringraziato per l’ospitalità e si è rivolta agli atleti azzurri dell’Esercito presenti in sala: Eva Cristacci del nuoto, Fabio Bianchi della scherma e Gegia Gualtieri dell’atletica leggera. Volendo evidenziare il rapporto che sempre esiste tra passato e presente, è stato ricordato come i Gruppi sportivi militari, che nascono nel secondo dopoguerra, originano idealmente dopo la prima guerra mondiale, proprio dopo l’occasione di Joinville, quando per la prima volta si evidenziò come i soldati fossero tra i meglio addestrati anche per lo sport. Del Gruppo sportivo Esercito ha poi ricordato che è stato il primo a formarsi in maniera organizzata nel 1960, anche in supporto alla macchina organizzativa dei Giochi di Roma, quando il Reparto Olimpico Militare ha avuto un ruolo essenziale per l’apparato logistico della più grande occasione sportiva internazionale estiva che mai abbia avuto l’Italia.

Infine la prof. Teja ha ricordato che i Gruppi sportivi militari, così importanti per il medagliere italiano, lo sono anche perché permettono di risolvere alcuni problemi che derivano, soprattutto per il settore femminile, dall’assenza di una legge organica sul professionismo sportivo, per cui le atlete, per esempio, restano senza alcuna tutela assistenziale e previdenziale, che le priva anche dei diritti della maternità. In sala erano presenti studiosi storici della Sism e della Siss, oltre agli studenti, e tutti, con grande attenzione, hanno ascoltato le relazioni e i racconti storici sportivi, mostrando vivo interesse all’argomento e apprezzandone la novità. Fra gli interventi del pubblico, quello di Vanni Loriga, giornalista e storico dello sport, in particolare di quello militare, essendo stato anche uno dei responsabili del Gruppo sportivo Esercito sia alla Cecchignola che a Orvieto. L’evento è stato annunciato anche nella pagina della Struttura di Missione per la commemorazione dei grandi eventi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (http://eventi.centenario1914-1918.it/it/evento/sport-e-grande-guerra-ilcontributo-del-sud) che si ringrazia sentitamente.

 

I CURATORI

ANGELA TEJA, DONATO TAMBLÉ, LUCIANO DE LUCA

Una giornata di studi sugli archivi sportivi ad Albano patrocinata da SISS

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Mercoledi 10 aprile un folto numero di archivisti, alcuni tra i più esperti e altri apprendisti tali, si è recato al Museo diocesano di Albano per assistere al seminario/laboratorio sugli archivi sportivi organizzato dal Csi Nazionale con il patrocinio della Siss, dell’Aae (Associazione Archivistica Ecclesiastica) e del Centro Studi Sports’ Records – Archivi e memoria dello sport. La giornata di studi si è svolta in un piacevole clima di insegnamento e apprendimento, reso ancor più apprezzabile dalla bellezza dell’ambiente che ha ospitato l’incontro. Il Museo diocesano di Albano infatti è stato da poco restaurato e appare come un gioiello dei Castelli romani incastonato nel Palazzo Lercari di settecentesca memoria. Al seminario erano stati chiamati a raccolta i responsabili dei materiali archivistici dei singoli Comitati del Csi che all’interno di un corso di aggiornamento per operatori sportivi hanno avuto l’occasione di avvicinarsi in maniera qualificata alla materia archivistica. Questa in apparenza si pone come tema di nicchia afferente a un mondo che potrebbe apparire agli antipodi della fisicità dello sport, ma che al contrario lo coinvolge pienamente nel momento in cui alla storia (di cui gli archivi sono premessa ineludibile) si riconosce il ruolo di sua importante chiave interpretativa. Consapevole di ciò e partendo da questa premessa, il pubblico che ha assistito al seminario ha seguito con attenzione ogni sua fase, partecipandovi attivamente. Erano presenti tra gli altri anche Andrea Bordoni del Miur, Augusto Frasca memoria storica del Coni, Vanni Loriga storico giornalista, Franco Lunetta primo dirigente dei Vigili del Fuoco di Capannelle, Marco Savelloni del Forum delle famiglie del Lazio e Flavio Cimini preside del liceo sportivo don Murialdo di Albano. Erano anche presenti due calciatori della Clericus Cup, don Oscar Mogallon che aveva portato, concedendo che poi fosse esposta, la sua maglietta n.6 della squadra del Collegio Altomonte firmata da Papa Francesco, e don Luigi Portarulo del pre-Seminario Vaticano, due importanti testimonial dello sport vissuto in ambiente cattolico. La mattina si è aperta con il saluto del vescovo S.E. Marcello Semeraro che, dopo aver visto il filmato sul 75° del Csi, ha avuto parole di incoraggiamento per lo sport e la sua cultura. Sono poi seguiti i saluti del Direttore del Museo, Roberto Libera, del presidente del Csi Nazionale, Vittorio Bosio, di Emanuela Marinelli in rappresentanza di Monica Grossi soprintendente archivistica del Lazio, di Donato Tamblé a nome di Francesco Bonini presidente della Siss. Quindi le relazioni ufficiali, quella di Donato Tamblé (La corretta gestione degli archivi sportivi come risorsa culturale) e di Alberto Zanetti Lorenzetti della Siss (Il lavoro dello storico dello sport in archivio. Lo studio di un caso: lo sport negli archivi della Venezia Giulia), mentre l’intervento di M. Gaetano Zito sulla convenzione tra Csi Nazionale e Aae (http://www.csi-net.it/index.php?action=pspagina&idPSPagina=3919) in sua assenza è stato sintetizzato da Angela Teja che ha anche introdotto Francesca Garello nella sua narrazione sulla genesi della Mostra del Csi “Nati per correre”, presentata con un nuovo pregevole allestimento realizzato da Eventi di cartone srl sotto la guida e con la cura di Albino Rubeo, e riproposta grazie al Csi Roma. La Mostra, molto apprezzata dai presenti sia per i suoi contenuti (esito della scelta di alcuni oggetti iconici per il Csi selezionati nel suo archivio principale da poco riordinato e reso fruibile agli studiosi presso l’archivio del Movimento di Azione Cattolica Isacem Paolo VI a Roma e negli archivi di alcuni Comitati provinciali) che per il suo allestimento, nuovo e rispettoso dell’ambiente, ideato in maniera originale per gli spazi del Museo diocesano di Albano, essendo generato dalla sovrapposizione e intersezione di prismi di cartone riciclabile, la cui modularità elementare ha consentito una buona libertà interpretativa. La Mostra sarà visitabile fino al 4 maggio nei giorni martedi dalle 9 alle 13, mercoledi dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19, il sabato dalle 15 alle 19. Per prenotarsi sarà necessario contattare info@museodiocesanodialbano.it e gilbertostival07@gmail.com .
I lavori sono ripresi nel pomeriggio con il laboratorio di archivistica, durante il quale sono state illustrate le dispense (scritte per il Csi da Rosalba Catacchio, Angela Teja e Gaetano Zito) distribuite ai partecipanti con alcuni dei principi fondamentali dell’archivistica, un Glossarietto e un’Appendice contenente la guida all’archivio Csi presso l’Isacem e il Titolario appositamente creato da M. Zito per i Comitati provinciali del Csi. Molte le domande e le successive spiegazioni di alcuni punti chiave del progetto di salvaguardia della storia del Csi, iniziato concretamente ad Albano, quali la necessità di completare il censimento degli archivi dei Comitati, la designazione di responsabili degli stessi e la loro formazione, e soprattutto si è deciso di fissare un nuovo incontro con M. Zito per un approfondimento sul suo Titolario e una migliore definizione delle tappe del progetto.

Un momento della giornata di studi
Donato Tamblè nel corso del suo intervento
Un altro momento della giornata
Visita alla mostra