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Anche lo sport nel “Viaggio nella storia sociale dell’Italia repubblicana (1945 – 1985)”

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Il nostro socio Filippo Mazzoni ha riservato uno spazio importante alla storia dello sport nel suo volume appena uscito intitolato “Viaggio nella storia sociale dell’Italia repubblicana (1945 – 1985)”, partendo dalla semifinale di Messico ’70 per giungere fino alla strage dell’Heysel.

E’ uscito “European Football During the Second World War”

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Al volume “European Football During the Second World War” ha collaborato anche il nostro socio Marco Impiglia. Pubblichiamo qui sotto un breve resoconto del suo intervento.

IL FOOTBALL A ROMA DURANTE L’OCCUPAZIONE TEDESCA E ANGLO-AMERICANA (1943-1945)

Sebbene la storiografia del calcio italiano abbia avuto un’accelerazione in positivo negli ultimi tempi, grazie anche all’apporto di studiosi britannici e francesi, poco è ancora stato scritto sul periodo più crudo della seconda guerra mondiale, subito dopo la fine della dittatura di Mussolini. C’è un motivo preciso: la distruzione quasi totale della documentazione della Federazione Italiana Giuoco Calcio riguardante il periodo in questione non lascia molto margine di ricerca. Il mio saggio – inserito in un volume dapprima pubblicato in lingua tedesca ed ora, dopo aver vinto un premio internazionale, tradotto da una casa editrice statunitense – si limita a delineare un quadro complessivo dei cosiddetti “Campionati di guerra”, con particolare riferimento alla città di Roma, avvalendosi di testimonianze orali raccolte una ventina di anni or sono. Per comodità di esposizione, si divide in due parti: stagione 1943-44 e stagione 1944-45.

Da un’analisi sommaria, nel saggio ho avanzato due considerazioni di base: 1) l’industria del calcio in Italia non si è fermata mai in tempo di guerra, e quasi tutte le migliori squadre hanno continuato a disputare tornei anche nei frangenti più difficili; 2) l’organizzazione dei campionati professionistici e semiprofessionistici modellata in Era fascista si è sfaldata solo nel 1943, lasciando spazio a nuove forme organizzative sia per lo svolgimento dei campionati maggiori sia per la distribuzione degli utili economici. In sostanza, c’è stato un ritorno ad un livello molto simile a quello dei primi anni Venti.

Anche nella stagione 1941-42 tutte le rilevazioni sull’affluenza negli stadi non denunciano sintomi di flessione. Nessun appuntamento calcistico di alto profilo fu differito, malgrado le crescenti difficoltà dei trasporti. La AS Roma si aggiudicò il campionato: prima società del centro-sud a vincere lo scudetto. Alcuni storici sono concordi nell’affermare che i “giallorossi” riuscirono nell’impresa grazie al fatto che Roma fu una delle poche grandi città a non subire bombardamenti fino all’estate del 1943. Dall’utunno del 1942, infatti, il triangolo storico del calcio italiano – Torino, Milano e Genova – divenne oggetto di attacchi aerei.  Il Calcio Illustrato, il più seguito magazine sportivo del Paese, rilevò un dato statistico sorprendente: il record assoluto di affluenza sugli spalti rispetto ai 40 campionati precedenti.

Assai diverso fu l’andamento complessivo dei campionati svoltisi nella stagione 1942-43. Drastico fu il calo del pubblico, e moltissime furono le partite rinviate o interrotte per via dei bombardamenti aerei. Il campionato unico 1943-44, misto di squadre di Serie A, B, C, fu il campionato che segnò l’indietreggiamento delle lancette dell’orologio all’ora pre-fascista. Due i fenomeni che lo riguardarono strettamente: 1) il ritorno degli assi in provincia, col conseguente pareggiamento dei valori dei team blasonati e di quelli non blasonati; 2) la diffusa aziendalizzazione dei club sportivi.   Il livellamento dei valori fu assai evidente nel settentrione, dove squadre come il Varese (che annoverava Giuseppe Meazza, il popolare “Balilla”), la Pro Patria di Busto Arsizio (che aveva Annibale Frossi, l’eroe di Berlino 1936), il Brescia, la Biellese, il Cesena o l’Ampelea di Isola d’Istria   batterono avversarie di caratura tradizionalmente superiore come il Milan, la Juventus, il Bologna o l’Udinese. Le difficoltà logistiche sconvolsero sia la scala dei valori che i normali canoni organizzativi.  Altre anomalie furono l’alternante disponibilità dei giocatori, con parecchie gare disputate a numero ridotto di partecipanti, e  l’intemperanza costante dei tifosi, non più contenibile dalle scarsamente presenti forze dell’ordine. Moltissime furono le partite sospese.

Per quel che riguarda la aziendalizzazione dei club, trattasi di un fenomeno che non riporta direttamente all’età liberale,  ma piuttosto va considerato come un’amplificazione di un trend avvertibile in piena epoca fascista. Nel 1934-35, infatti, delle 610 squadre affiliate alla Figc (593 in Italia e 17 nelle colonie estere) circa il 20% erano già collegabili a gruppi sportivi aziendali. Nel quinquennio successivo, la sigla Ond, Opera Nazionale Dopolavoro, comparve sempre di più nel titolo dei club polisportivi. Questo fenomeno originò da un’intesa tra il Coni e l’Ond avvenuta nel 1936, in base alla quale l’Opera cambiò il suo inquadramento da meramente ricreativo a ricreativo-agonistico e si impegnò a firmare singoli accordi con le federazioni sportive. L’accordo Ond-Figc comportò un vistoso aumento delle squadre calcistiche nascenti come sezioni di gruppi sportivi  legati ad aziende e affiliati all’Ond, l’ente che si occupava del tempo libero dei lavoratori. Con l’entrata in guerra, la crisi delle società sportive di marca non aziendale o militare-statale si accentuò, così che molti club, per non rischiare di sparire, si agganciarono a realtà dopolavoristiche. La connessione footballer-impiegato-operaio divenne il modello cardine dei primi anni Quaranta; uno status non dissimile da quello dei calciatori sovietici dello stesso periodo.

Devo aggiungere che la mia vecchia tesi di laurea sul Dopolavoro e lo sport in era fascista, discussa nel 1991 a Tor Vergata, mi ha aiutato a delineare questi ultimi sviluppi, fatto apprezzato da uno dei curatori, il prof. Herzog.

Marco Impiglia

Numero speciale di “Hispania Nova”

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Segnaliamo con piacere l’uscita dell’ultimo numero della rivista “Hispania Nova”, in cui è presente un dossier curato da Juan Antonio Simon Sanjurjo dedicato al tema Sport e Totalitarismo, e a cui hanno dato il loro contributo anche alcuni soci Siss.

La rivista è open access e si può scaricare gratuitamente a questo Link: https://e-revistas.uc3m.es/index.php/HISPNOV/index

Forum di Playing Pasts a Wychwood Park

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Il nostro socio Gherardo Bonini al Forum

In un tipico affascinante club di golf inglese a Wychwood Park, nell’area extraurbana di
Manchester, si è svolto il Forum della piattaforma elettronica Playing Pasts, organizzata in maniera impeccabile da Dave Day e Margaret Roberts dell’Università metropolitana di Manchester, pur tra diverse difficoltà.
Oltre ad un buon numero di accademici ed esperti britannici, il Forum ha ospitato alcuni
specialisti di diversi paesi europei, e nonostante i contributi affrontassero tematiche assai
distinte per periodizzazione temporale e area geografica, sono affiorate alcune linee comuni
della ricerca, tra le quali l’indicazione di una realtà sotterranea locale, presenti in tutti i paesi, portata ad offrire un quadro differente dalle immagini storiografiche comunemente accettate e, dall’altro lato, sorprendenti punti in comune tra realtà tra loro diverse.
Mike Huggins ha dato il la all’incontro analizzando le tematiche delle gare ippiche e delle
scommesse ad esse collegate. Gli archivi locali, le memorie di protagonisti e collaterali
ampliano il quadro finora conosciuto sul periodo etichettato come proto-moderno dalla
seconda metà del Seicento all’alba del periodo d’espansione capitalistica. Le discipline
sportive hanno subito continui andamenti fluttuanti nell’interesse e nel favore del pubblico e alcuni giochi non hanno mai raggiunto lo status di disciplina sportiva.
Nel secondo intervento di Dejan Zec è stata confermata la ricchezza dell’approccio
interdisciplinare alla comprensione dei fenomeni della cultura popolare. Prendendo esempio
dall’influenza della musica leggera (Beatles), del cinema (films britannici) e della rivalità con il modello del calcio inglese, si è potuto formare un quadro assai interessante sull’evoluzione della società jugoslava dall’immediato dopoguerra alla tragica guerra etnica del 1991. Il regime tollerava l’ingresso di questa cultura popolare a preminenza britannica volendo indicare quale fosse l’erroneità di tale modello, ma tifosi e consumatori di quelle
manifestazioni popolari ne hanno assorbito le parti ritenute positive e condivisibili.
Keith Myerscough ha parlato delle squadre di pallacanestro formate negli Stati Uniti da atleti di colore che hanno utilizzato la ghettizzazione per sviluppare un modello ed uno stile di gioco e di vita indipendente. I giocatori di colore hanno con grande fatica abbattuto le
barriere discriminatorie che prendevano forme nei regolamenti.
Gherardo Bonini ha offerto un profilo aggiornato e corretto su Otto Herschmann, un atleta e dirigente austriaco vittima dell’Olocausto nel 1942, sebbene avesse nel lontano 1895 notificato la sua uscita dal culto ebraico. Dopo avere con fatica avuto accesso alle cariche dirigenziali nel campo olimpico e nel nuoto, è stato allontanato, ma ha saputo riconquistare prestigio e credibilità reinventandosi schermidore di qualità tra i 45 e i 50 anni. In seguito a questi successi è tornato a giocare un nuovo importante ruolo dirigenziale.
Mark Evans ha relazionato sull’hockey femminile su prato in Inghilterra, una realtà che ha
contrastato con forza una discriminazione di genere. Filip Walenta ha offerto un ampio
quadro del ciclismo belga durante l’occupazione tedesca nella prima guerra mondiale. I
ciclisti belgi hanno opposto varie forme di resistenza.
Samie Jayne Oldfield ha parlato del netball, il tipico sport femminile simile alla
pallacanestro. Conor Heffernan ha illustrato con efficacia i rapporti tra la nuova cultura fisica introdotta anche in Irlanda da Eugen Sandow e la sua costruzione funzionale nella nuova Repubblica.
Derek Herman ha parlato sulle sei giorni della marcia veloce in Scozia nella seconda metà
dell’Ottocento tra corruzione, propaganda e vera fatica, anche al femminile. Luke Harris ha presentato una biografia del maratoneta inglese Jack Pierce, che dopo la brillante
partecipazione alle Olimpiadi di Londra del 1908, passò professionista sperando di
capitalizzare il momento magico della gare di maratona che, a differenza degli Stati Uniti, si
esaurì dopo breve tempo in Gran Bretagna.
Hans Appel ha offerto un quadro originale degli intrecci tra sport e teatro femminile nel
periodo del café chantant. Stjn Knuts ha parlato dell’associazione degli sportivi cristiani
lavoratori, del complesso rapporto tra finalità cristiana e finalità dopolavoristica nel periodo
tra gli anni ’60 e ‘80. Les Crang ha offerto un’originale ricostruzione del Torneo di
Wimbledon del 1980 che fu un momento di grande svolta per il movimento tennistico
femminile, ma fu oscurato dalla finale maschile tra Bjorn Borg e John Mc Enroe. Infine,
l’ultimo intervento di Jean François Loudcher è stato dedicato alla costruzione del mito del campione mondiale di pugilato Marcel Cerdan, prematuramente scomparso nel 1949. Sulle colonne di un giornale di fumetti, pochi anni dopo, si propose una ricostruzione della vita di Cerdan, fra alterazioni della storia, come l’oscuramento della sua relazione con Edith Piaf, ed altre distorsioni. Il progetto editoriale, che pur si avvaleva di un settore grafico di primo livello ed era aperto anche alla ricostruzione di altre storie sportive, non ebbe successo e il giornale chiuse i battenti.
In ultima analisi, è stato un forum contrassegnato da un grande spirito collaborativo e di
fattiva convivialità. Dave Day ha creato dei gruppi di lavoro per il miglioramento della
piattaforma Playing Pasts e i risultati di queste inchieste saranno valutati nelle prossime
settimane.

23° Convegno Cesh – Losanna, 12-14 settembre 2019

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Dal 12 al 14 settembre 2019 si terrà a Losanna l’annuale convegno Cesh, giunto quest’anno alla 23a edizione.

Il tema del 2019 è “Youth, Youngsters and Sport from Antiquity to the Modern Day”.

La scadenza per la presentazione delle proposte è fissata per il 1 maggio 2019.

È possibile consultare la call e tutte le notizie relative al convegno al seguente link.

Tutti i soci e gli amici di Siss sono invitati a partecipare numerosi a questo appuntamento!

Summer School – Losanna

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Segnaliamo che a settembre, prima dell’annuale convegno CESH che quest’anno si svolgerà a Losanna dal 12 al 14 settembre 2019 (http://wp.unil.ch/cesh2019), ci sarà una Summer school pensata soprattutto per i dottorandi ma aperta a tutti i giovani che stanno portando avanti una ricerca a livello accademico.

Per chi fosse interessato a partecipare, tutte le informazioni sono reperibili al seguente link  http://wp.unil.ch/summerschools/courses2019/doing-writing-thinking-sport-history/

Storie di sport e politica nel volume di Molinari e Toni

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E’ uscito il libro Storie di sport e politica. Una stagione di conflitti 1968-1978, del nostro socio Alberto Molinari e di Gioacchino Toni (Mimesis 2018). Il volume analizza il periodo che si apre con il ’68, caratterizzato da una stagione di conflitti che si riverberano anche nell’universo dello sport, facendo emergere le contraddizioni inscritte in uno dei più importanti fenomeni di massa e mettendo in discussione la sua presunta neutralità e separatezza. Considerati tradizionalmente luoghi chiusi e pacificati, gli spazi dello sport, investiti da diverse forme di protesta, vengono riconfigurati come spazi aperti e contesi. Nell’intreccio tra sport e politica emerge la crisi di legittimazione delle concezioni e delle istituzioni sportive tradizionali, alle quali vengono contrapposti modelli e pratiche alternative.

A commento del volume è particolarmente interessante la recensione di Daniele Serapiglia su Storicamente, che si può leggere al seguente link: http://storicamente.org/serapiglia-molinari-sport-e-politica

A Firenze Convegno Amsterdam 1928 : la svolta del movimento olimpico

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In una delle sale del Consiglio regionale della Toscana si è tenuto il Convegno su “Amsterdam 1928 : la svolta del movimento olimpico”, alla presenza di un gruppo consistente di studenti del Liceo sportivo di Firenze.

Dopo i saluti del Presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani e dell’assessore allo sport e alla salute del Comune di Firenze Andrea Vannucci, ha preso la parola il professore emerito dell’Università di Tor Vergata Antonio Lombardo puntando l’attenzione sul cambio della guardia alla testa del Comitato internazionale olimpico (CIO) che ha comportato come l’Olimpiade di Amsterdam fosse la prima dell’era post-decoubertiniana. Il nuovo Presidente Baillet-Latour, pur non rinnegando le linee guida del suo predecessore, puntava ad un’apertura cauta e controllata dell’olimpismo alla modernità, sociale, culturale e mediatica, accentuando il ruolo dei Giochi come massima espressione sportiva del pianeta.

Nel secondo intervento, Gherardo Bonini degli Archivi storici dell’Unione europea ha mostrato come, in un programma internazionale sempre più denso, la presenza delle Olimpiadi alternative, organizzate dal movimento socialista, e delle Spartakiadi, ispirate più direttamente dall’Unione Sovietica, fossero recepite come significative minacce a questo rafforzamento dell’olimpismo. Oltre a fronteggiare i programmi differenti e più includenti il movimento femminile, si doveva rafforzare l’attrazione dell’olimpismo borghese, ma universalista, contro gli elementi partecipativi e di coinvolgimento dei Giochi proletari, inoltre il CIO dibatteva anche la possibilità, rientrata, di creare una rappresentativa russa aggregando i fuoriusciti anti-comunisti. Il senso di ricompattamento dell’olimpismo tradizionale è stato sottolineato ancor più nell’intervento centrale del convegno, quello di Franco Cervellati su Giuseppe Cassioli quale artista autore della medaglia olimpica in vigore da Amsterdam sino a Sydney 2000, nonostante che, dall’edizione olimpica di Monaco 1972, fu conservata solo l’effigie di una  sola prima facciata. L’introduzione della medaglia permanente, accanto a quella del braciere, della sistemazione simbolica e fattuale della sfilata, della formattazione della pista da 400 metri come stabile, sono da considerarsi atti precisi di appropriazione culturale, oltre che di marketing.

Sergio Giuntini ha poi presentato una breve quanto illuminante carrellata di personaggi simbolo di quell’Olimpiade, soprattutto femminile. Per le donne, atletica leggera e ginnastica debuttarono proprio ad Amsterdam e furono al centro di varie controversie. Tuttavia, la discobola Halina Konopacka e le vittoriose ginnaste olandese, che precedettero le piccole pavesi, annunciarono anche il fosco avvenire, poiché la fuoriclasse polacca divenne perno della resistenza del suo paese e, tragicamente, alcune delle ginnaste olandesi, di origini ebraiche, furono vittime dell’Olocausto. Sottolineata anche la vittoria del pugile italiano sordo Carlo Orlandi.

Nella sessione pomeridiana, Rosella Frasca e Teresa Gonzalez Aja, in un intervento di ampio respiro che ha spaziato su moltissimi fronti, hanno focalizzato l’attenzione sul ruolo della donna nello sport del tempo, quali erano i limiti, gestiti al maschile, entro le quali le sportive erano obbligate a muoversi. Oltre che sulle dinamiche legate alle dittature fasciste, le due relatrici hanno insistito anche sulle questioni del lavoro femminile che gravavano come ineliminabile sottofondo agli intrecci dello sport.

A tali assunto, hanno offerto un consequenziale correlato Gustavo Pallicca e Alberto Manfredini nella loro comunicazione vertente sulle Olimpiadi della grazia organizzate a Firenze nel 1931,alla presenza di Alice Milliat, leader della federazione sportiva internazionale femminile. A livello competitivo, essa fu una straordinaria occasione per rappresentanti di alcuni paesi, prima di tutte la Gran Bretagna, la cui squadra atletica femminile era rimasta esclusa ad Amsterdam, per confrontarsi, con molto successo, con le altre compagini europee. Inoltre, l’occasione svelò una forte comunanza cameratesca tra le donne sportive presenti a Firenze, solidali anche nel conforto alla giavellottista Hargus, che ricevette la notizia della morte della madre durante la manifestazione.

Gherardo Bonini

A Trieste seminario di studi di storia militare e storia dello sport sulla Grande guerra

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Gli Atti del Seminario “Sport e Grande guerra. Il contributo del Sud” che ha avuto luogo a Caserta il 5 e 6 ottobre 1918 sono stati presentati lo scorso 8 novembre presso la sede della Lega Navale Italiana di Trieste durante l’evento “In viaggio in barca a vela e nella storia. Seminario di studi di storia militare e storia dello sport sulla Grande guerra” organizzato dalla Società Italiana di Storia dello Sport, dalla Società Italiana di Storia Militare, dalla sezione triestina della Lega Navale Italiana e dal Comune di Trieste.
Il Seminario, che ha avuto come moderatrice la giornalista Rosanna Turcinovich, è iniziato con l’introduzione del dott. Pier Paolo Scubini, presidente della Lega Navale di Trieste, e dell’ammiraglio Romano Sauro, nipote del martire Nazario Sauro.
Il dott. Alberto Zanetti Lorenzetti, socio fondatore della SISS, ha portato i saluti della Direzione della nostra associazione, precedendo la presentazione degli Atti del seminario di Caserta avvenuta ad opera del rappresentante del SISM dott. Ugo Falcone, già autore di un intervento nel Convegno “Lo sport alla Grande guerra” che si è svolto a Firenze nel maggio 2014.
A seguire Alberto Zanetti Lorenzetti ha illustrato la sua ricerca “Raid sportivi e raid di guerra. Grandi imprese e propaganda da D’Annunzio a Marinetti” corredata da numerose immagini d’epoca. Ha preso poi la parola il prof. Silvio Dorigo che ha approfondito il tema “Il movimento dei Sokol a Trieste tra fine secolo e Grande guerra”, un argomento di grande interesse che sicuramente merita di essere riproposto. Ha concluso la prima serie degli interventi il dott. Pierluigi Roesler Franz, già consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, che ha intrattenuto i presenti con una relazione dal titolo “I giornalisti sportivi caduti in guerra”.
Il progetto “Sauro 100” è stato al centro della seconda parte dell’evento attraverso l’illustrazione dell’iniziativa a scopo benefico di Romano Sauro “Viaggio in barca a vela per 100 porti per 100 anni di storia” effettuato con la barca a vela Galiola III, il cui nome ricorda lo scoglio sul quale andò ad incagliarsi il sommergibile Pullino, su quale era imbarcato Nazario Sauro. Dopo la visione di un filmato dedicato al lungo percorso affrontato dall’imbarcazione, il Seminario si è concluso con la presentazione del libro “Nazario Sauro. Storia di un marinaio”.
Hanno presenziato all’evento il dott. Ennio Abate, ex presidente della Lega Navale di Trieste, il vicepresidente della Federazione Italiana Baseball Fabrizio De Robbio, la signora Vera Poli, figlia del presidente della Federazione Italiana di Atletica Leggera durante gli anni Sessanta e collaboratrice delle recenti iniziative archivistiche pugliesi, e l’atleta Tania Vincenzino, rappresentante delle società sportive delle Forze Armate.

VII Convegno nazionale della Società Italiana di Storia dello Sport. “Donna e sport nella storia d’Italia”, Treviso, 9 e 10 novembre 2018

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Nel suggestivo Palazzo dei Trecento, nel cuore di Treviso, si è tenuto negli scorsi 9 e 10 novembre l’annuale convegno della Società Italiana di Storia dello Sport, un’importante occasione di confronto e vivace dibattito fra interessati ed esperti del settore. Filo conduttore dell’appuntamento di quest’anno il rapporto fra donna e sport, un tema in sottotraccia in un universo, quello sportivo, ancora oggi declinato quasi esclusivamente da narrazioni al maschile. Un evento che ha saputo attrarre sinergie e interesse dalla realtà che lo ha ospitato, come dimostra la collaborazione con il Treviso Comic Book e altre istituzioni cittadine.

Dopo i saluti iniziali, portati dalle autorità trevigiane, sono stati premiati i tre autori delle miglior pubblicazioni dello scorso anno: Nicola Sbetti (premio Capanni), con la sua Storia della Coppa del Mondo di calcio (1930-2018), Walter Bernardi (premio Manacorda), con Il caso di Fiorenzo Magni. L’uomo è il campione nell’Italia divisa, e Maria Emanuela Marinelli (premio Santarelli).

In una prima sessione più incentrata su una lettura collettiva del rapporto fra donne e sport, un’efficace cornice introduttiva è stata fornita dal primo intervento, di Antonella Stelitano: Donne e Sport tra diritti e pari opportunità: la leadership femminile nello sport. Un lavoro che ha evidenziato le contraddizioni ancora oggi presenti nel rapporto fra donna e sport e come, a livello gestionale e amministrativo sia ancora molta la disparità rispetto al mondo maschile. È stato poi Andrea Viadotti (Donne e sport nella mia esperienza di manager), a porre l’accento sull’effettiva realtà che circonda un’atleta di alto livello nel mondo contemporaneo, Sofia Goggia. Claudio Mancuso ha riportato l’attenzione sul contesto storico, tratteggiando alcuni passaggi chiave dello sport siciliano, fra Italia liberale e Fascismo (Le donne e lo sport in Sicilia dall’Unità al Fascismo). Sessione chiusa da Enrico Landoni, che ha tratteggiato i contorni di Maria Sacco, figura pioneristica dell’equitazione femminile (Vivere sempre di corsa).

La seconda sessione, più orientata nella rappresentazione della donna nello sport, è stata aperta da Marta Mazza che, sfruttando la ricchissima collezione Salce, ha evidenziato le diverse rappresentazioni della donna sportiva nella pubblicità (Donne e Sport nei manifesti della collezione Salce). La parola è poi passata a Francesco Gallo, che ha riportato l’attenzione sul rapporto fra le prime olimpiadi e le donne (Amsterdam 1928). Gherardo Bonini, ha invece sottolineato l’evoluzione tecnica e di esecuzione degli anelli e parallele ginniche femminili (Anelli, sbarra e parallele nella ginnastica femminile dal 1928-1938), mentre Alessandro Mastroluca ha illustrato le vicende del calcio femminile e delle difficoltà insite nella sua gestione (Un sogno azzurro…in rosa).

La terza sessione del giorno si è invece incentrata su figure emblematiche di grandi atlete, a partire dall’intervento di Roberta Benedetta Casti, basato sulla vita pubblica e privata di Giuseppina Leone (La campionessa Giuseppina Leone). Le grandi atlete della scherma sono state invece al centro dell’interesse di Fabrizio Orsini (La scherma è donna), mentre Raffaele Ciccarelli ha invece nuovamente tratteggiato, in una prospettiva più ampia, il calcio femminile (L’altra faccia di Eupalla).

Il rapporto fra donne e motori è stato invece il focus della seconda giornata di lavori, in particolare attraverso il lavoro di Federico Greco, Donne e motori, storie di automobilismo al femminile, incentrato sulle pionere dell’auto al femminile. Marco Gianni ha invece portato il proprio contributo sulla grande aviatrice Gaby Angelini, campione e poi martire del fascismo (La prima martire dello sport femminile italiano?)

La quinta ed ultima sessione ha visto interventi di più ampio respiro, grazie alla partecipazione di due vere e proprie autorità degli studi dello sport in Italia, Felice Fabrizio e Sergio Giuntini. Il primo nella cornice del rapporto fra Olimpiadi e sport (Cinque cerchi in rosa), mentre il secondo sul più specifico tema dello sport femminile e sinistra politica (Donne, sinistra e sport in Italia).

Conclusioni del convegno affidate al Presidente della SISS, Francesco Bonini che, dopo aver ringraziato Antonella Stelitano per l’impeccabile organizzazione, ha evidenziato l’importanza dell’appuntamento trevigiano, base per riflessioni e spunti di alto rilievo.

 

Abstract Book del convegno

Programma del convegno